William Vivarelli, un obiettivo sulla natura

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Pianoro (Bologna)

Questa è la storia di William Vivarelli, nato nel 1949 a Granarolo (Bologna), fotografo professionista che, per passione, ha rivolto gli obiettivi delle sue reflex sulla natura con risultati di eccellenza. Suoi scatti possono essere ammirati nel trimestrale “Nelle Valli Bolognesi” edito da AppenninoSlow col contributo di Emilbanca, nel semestrale “Savena Setta Sambro” edita dall’omonimo gruppo di studi storici, in pubblicazioni della Lipu o in altre sempre a tema naturalistico. Oppure nel suo interessante e fornitissimo sito internet http://www.vivarelli.net.
Sin da bambino andava a osservare gli uccelli che nidificavano nelle “garzaie” rifugio di aironi, nitticore, tarabusi, tarabusini, garzette, eccetera. Il giovane crebbe in un ambiente di cacciatori ma aveva più soddisfazione a vedere gli animali vivere liberi nel loro ambiente e a studiarne la vita. Dopo gli studi, e varie esperienze di lavoro, diventò poi professionista in fotografia industriale e pubblicitaria. Ma la sua aspirazione non era quella di fotografare macchinari, e oggetti, ma quella di “catturare” immagini di volatile o di fiori nel loro territorio.
Nel 1979 trasferisce la sua residenza a Pianoro (Bologna) e a metà degli anni ’80 la passione di sempre, quella per la natura, lo porta a ritrarre in modo assiduo: fauna, flora e ambienti emiliani e romagnoli. Dalle centinaia di diapositive che accumula, prendono vita dei poster e la consapevolezza della necessità di una maggiore tutela del territorio. Con alcuni amici nel 1991 fonda la sezione Lipu di Pianoro, ricoprendone il ruolo di delegato, iniziando una serie di iniziative volte alla sensibilizzazione dei concittadini sui temi ambientali. Poi, nel 2000, il suo incontro con la fotografia digitale.
«Ancora oggi, dopo migliaia di scatti – scrive Vivarelli nel suo sito –, mi accorgo che anche dietro casa ci sono realtà da scoprire. L’uso della fotocamera mi ha sempre stimolato all’osservazione e passo tutto il mio tempo libero in mezzo alla natura ad ammirarne la sue bellezza. La mia speranza è di riuscire, con la mia passione, a trasmettere le mie emozioni a coloro che mi stanno vicino, facendo scoprire loro le bellezze della natura e sensibilizzandoli nei confronti di una ricchezza che stiamo distruggendo; anche l’interruzione di una cova, perché disturbata, fa si che il nido venga infine abbandonato con conseguenze negative, a catena, sulla sopravvivenza di quella specie».

Giancarlo Fabbri     

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Giornalista freelance
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