Un ricordo di due grandi dell’arte e della cultura

Bologna – Pianoro

Eugenio Riccomini, tra i più importanti storici dell’arte italiana, e tra i maggiori personaggi della cultura bolognese, se n’è andato nel giorno dello scorso Natale. Lo conobbi nell’ottobre del 2007 in occasione di un evento nella storica Villa Nova dei Gozzadini in quel di Castenaso. Un edificio salvato dal degrado totale con la ricostruzione del tetto ma non ancora recuperato e usato. Grande affabulatore Riccomini (1936-2023) con una lezione all’aria aperta condusse i presenti in un viaggio a ritroso nei secoli per poi riportarli all’oggi narrando la storia di questo edificio. Dimora patrizia di campagna che vide nel 1853 le scoperte del conte Giovanni Gozzadini, dell’allora misteriosa civiltà villanoviana nella necropoli di Caselle scoperta nei suoi poderi a San Lazzaro.

Dai miei ricordi di Riccomini e quelli per Adria Gialdini Santunione (1920-2014) il passo è breve. Infatti il Riccomini critico d’arte ebbe per la Gialdini e le sue opere parole di lode. E lei stessa, in occasione di un’intervista, mi diede la foto del ritratto che lei fece al grande personaggio della cultura bolognese recentemente scomparso.

La conobbi nel 1994 intervistandola per la rivista Il Punto di Pianoro titolando il pezzo: La signora che colora il vento. Di lei artista ebbi poi modo di scriverne nel 2009 e nel 2010 per il quotidiano L’Informazione. Con anche la soddisfazione di vedere che il titolo del 1994 era stato ripreso pari pari per la sua ultima mostra personale, svoltasi dal 12 settembre al 30 ottobre 2014, a Palazzo Pepoli Campogrande, in via Castiglione a Bologna, con grandi dipinti in quattro sale ciascuna corrispondente agli elementi principali: acqua, aria, fuoco e terra.

Nata a Boretto (Reggio Emilia) Adria ebbe il dono di un’abilità manuale senza pari unita a una grande sensibilità estetica. Da bambina usò questi doni come ricamatrice poi come pittrice di stoffe, foulard, e scialli. Il destino le fece incontrare il professor Baldini di Milano, che d’estate passava le vacanze a Boretto dove amava dipingere il Po e il paesaggio. Docente che insegnò i primi trucchi del mestiere alla giovane che non aveva frequentato scuole o accademie di belle arti.

Nel 1951 sposò Vittorio Santunione, pittore di cui adottò con orgoglio il cognome, e si trasferì a Bologna dove iniziò a mettere a frutto le sue capacità facendo copie di dipinti esposti alla Pinacoteca di via Belle Arti vendendole a collezionisti europei e americani. Con Cesare Gnudi, direttore della Pinacoteca dal 1945 al 1975, che la volle nel laboratorio di restauro. A Rastignano, dal 1966, accanto al lavoro di restauratrice Adria ha sempre dipinto opere sue originali che oggi sono sparse in musei, gallerie e collezioni private di mezzo mondo.

La biografia completa di Adria Gialdini Santunione è nel mio libro Arti e mestieri a Pianoro assieme a quelle di altri venti artisti pianoresi e di tante altre persone che hanno fatto la storia del territorio pianorese.

Giancarlo Fabbri  

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Giornalista freelance
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