I misteri della Croara cantata da Filippo De Pisis

Villa 01 Pallavicini

Villa Pallavicini alla Croara di San Lazzaro distrutta dalla seconda guerra mondiale

San Lazzaro (Bologna)

E’ di ieri la notizia che un dipinto di Filippo De Pisis, rubato 42 anni fa, è stato ritrovato dei carabinieri e restituito ai proprietari. Ricordo qui che nel 2016 ricorreva il 120° anniversario della nascita e il 60° della morte del ferrarese Luigi Filippo Tibertelli (Ferrara 1896 – Milano 1956) più conosciuto come Filippo De Pisis. Artista famoso come pittore ma che fu anche poeta e scrittore non disprezzabile. Col 2016 che fu anche il centenario della pubblicazione della raccolta di liriche “I canti de la Croara” opera del giovane artista ricordato dallo storico Werther Romani, già assessore alla cultura a San Lazzaro, nel volume “San Lazzaro di Savena, la storia, l’ambiente, la cultura” (Parma Editore, 1993) da lui curato. Infatti Luigi Filippo Tibertelli nel 1915 fu ospite a Villa Pallavicini (non più esistente), alla Croara di San Lazzaro, affittata per l’estate dai genitori marchesi Tibertelli. E qui ai piedi del colle, il diciannovenne Luigi Filippo si innamorò di questi luoghi che gli ispirarono rime poi raccolte nel libro “I canti de la Croara”, pubblicato a Ferrara nel 1916 grazie alla madre.

Seppure la sua attività di pittore sia fatta risalire al 1923, dopo un periodo romano sotto l’egida di Armando Spadini, le prime esperienze pittoriche risalgono invece al 1908 con una piccola natura morta con uccelli e pesci. Con la storica dell’arte Giovanna Pascoli Piccinini che in uno scritto del 2004 si diceva convinta che la scrittura poetica aveva aiutato non poco l’artista alla «stesura dei suoi futuri magici dipinti».

Per via dell’origine bolognese della madre, Giuseppina Donini, che sposò il marchese Ermanno Tibertelli a cui diede sei figli maschi e una femmina, Filippo concluse i suoi studi universitari a Bologna, dove abitava in via Marsala. E trascorreva le vacanze estive nei dintorni della città petroniana da parenti materni. Conosciuto come uno dei più grandi artisti italiani del Novecento Filippo morì a Milano, in casa del fratello Francesco, dopo una vita a quei tempi definita “dissoluta” e “scandalosa”, in quanto omosessuale, e anni trascorsi a Brugherio nel milanese in una clinica per malati di mente. Nel 2016, e nel 2017, a Ferrara ma non solo, furono esposte molte sue opere che illustravano il suo excursus artistico partendo dal periodo romano (1920-1924), per passare a quello parigino (1925-1939) e londinese (1935 e 1938), poi quello milanese (1940-1943) e veneziano (1943-1949).

Molte città italiane hanno ricordato l’artista intitolandogli strade o piazze. Ma non è avvenuto a San Lazzaro nonostante che il giovane De Pisis giovane sia stato, forse, il primo non sanlazzarese a scrivere odi dedicate a questo territorio. E dire che il 20 aprile 2007, oltre dieci anni fa, fu presentata la proposta di dedicargli una via con numero di protocollo 2007/16494. D’altro canto a San Lazzaro fu dedicata una via a Pier Paolo Pasolini, omosessuale, intellettuale, scrittore, poeta e cineasta, che del territorio dei gessi non aveva scritto proprio nulla.

Giancarlo Fabbri

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Giornalista freelance
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