
Pianoro (Bologna)
Con “Il pioppo della luna”, lo storico e scrittore Adriano Simoncini ritorna ancora una volta ai temi a lui cari: all’Appennino bolognese, ai suoi abitanti, alle sue usanze e all’ormai scomparsa civiltà contadina degli aratri e dei carri trainati dai buoi. Il libro, edito dal Gruppo di Studi Savena Setta Sambro – da chiedere nelle edicole e librerie o allo stesso autore, adrianosimoncini@gmail.com – è un epico romanzo che ha come teatro il territorio della foia tonda, la foglia del castagno d’altura tra Savena e Sambro. E con attori i suoi abitanti montanari su un arco temporale che va dall’inizio del Novecento alla fine della seconda guerra mondiale. Il pioppo che dà titolo al volume è quello della Pianella, un podere vicino al borgo del Castelluccio. Albero che fa da sfondo all’inizio e alla fine di questa saga familiare e paesana. Libro da leggere per chi ama il territorio, per nascita o residenza, con Adriano che col pretesto del romanzo – come fece con “Ugone Eroe” (Mondadori, 1990) e “Ai cancelli del vento (Faentina, 2006) – racconta la storia di un’Italia rurale e patriarcale, di una civiltà povera e analfabeta, ma di antica cultura orale con usi e costumi scomparsi.
Una quotidianità paesana che si dipana da campi con più sassi che terra alle fumose osterie dove vini, dicerie e maldicenze scorrevano a fiumi. Non mancano però storie di amori, e di vendette tra i boschi, e nemmeno situazioni tragicomiche. Come quella della donna uccisa dalla scheggia di una bomba più alta della cassa che dovettero togliere l’asse dei piedi per posarla dentro; con anche la fossa troppo corta che preferirono spezzargli le gambe sporgenti che allungare la fossa. Come quella degli amori di guerra che fece dire a un personaggio del libro Gli OK se ne sono andati, sono rimaste le oche, nasceranno gli ocarini e le sposeranno gli ocaroni. O quella di un ragazzo scappato da un trasporto rastrellati verso la Germania accolto da una famiglia di contadini per avere due braccia in più; ma le gemelle, figlie del colono, che s’innamorarono di lui. Le mise incinte e loro stesse proposero: sposa una di noi poi vivremo tutti insieme. “Il pioppo della luna”, infatti, è un libro di storia con tante storie che si intrecciano tra loro con amori, eroismi, viltà, crudeltà, delitti efferati, prepotenze subite e vendicate col sangue. Una sorta di realtà romanzata scritta sul filo della memoria di tanti racconti di vita vissuta, o inventata, dalle genti di montagna.
Adriano Simoncini, nato a San Benedetto Val di Sambro ma residente a Pianoro, è stato insegnante e direttore didattico. Appassionato di letteratura e di storia locale dagli anni Ottanta del secolo scorso si occupa di cultura contadina e di usi, dialetto e tradizioni montanare. Tra le sue opere oltre alle citate “Il crepuscolo della civiltà contadina” (Grafis, 1983), “Il tempo delle favole” (Edagricole, 1992), entrambi con foto di attività rurali di Mauro Bacci, la raccolta di racconti “Vacanza erotica con rapina” Faentina, 2006), “Fòia tonda” (Savena Setta Sambro, 2006) su detti e fatti della montagna bolognese, le memorie biografiche “La compagna di banco” (Savena Setta Sambro, 2015), e il saggio sulle magie e credenze popolari “Il malocchio come si leva(va)” (Savena Setta Sambro, 2019), senza contare i tanti libretti pubblicati a sostegno della tradizionale festa annuale di Sant’Antonio da Padova a San Benedetto Val di Sambro. Adriano è stato fino a qualche mese fa anche condirettore della rivista semestrale “Savena Setta Sambro”, di cui fu uno dei fondatori, e collabora tuttora con la rivista trimestrale “Nelle Valli Bolognesi” con una sua rubrica.
Giancarlo Fabbri